LAVINIA

di Angelomauro CALZA

Guardi la scatola con su scritto “Lavinia”. La apri e tiri fuori l’involucro trasparente con dentro il panettone. Lo adagi su un piatto da portata con i decori natalizi. Rimuovi la fascetta con anima in metallo, apri la busta e la accartocci attorno al dolce mentre un effluvio di fragranze deliziose e rievocative riempie le tue narici. E’ allora che chiudi gli occhi e cerchi di catturarle tutte, quelle fragranze: olive, olio, campagna… ricordi ancestrali di quando, bambino, a novembre andavi a chiamare Giovanni, il figlio del padrone del trappeto del paese. E lo trovavi là, nel trappeto, tra le ceste e i cofani di muli e asini colmi di olive pronte per essere schiacciate. Poi, terminato l’amarcord, prendi un coltello e lo tagli quel panettone, e mentre stai ancora chiedendoti il perché di questo improvviso flash back, dai un morso alla fetta e subito ti è tutto chiaro: è il panettone! E’ lui che emana fragranze di olio, di olive, di campagna umida di nebbia e di brina. E dai ancora un morso. E gusti. e poi un altro. E ancora mastichi piano sbattendo leggermente le labbra a filtrare sapori e odori che si combinano in un unicum. E finita la fetta… ti restano le dita umidicce, unte, pronte a farsi leccare con goduria indescrivibile, ma ti trattieni solo per educazione: non puoi tagliare un’altra fetta con le dita appena leccate! Pazienza, vorrà dire che si aspetterà che il panettone finisca per vivere quest’ultimo piacere. Poi l’orgasmo gastronomico è raggiunto: sensazione unica, piacere totale. Ma da dove vien fuori questa bontà? Le guide gastronomiche non ne parlano, nelle classifiche non figura da nessuna parte… ah! già!… ma quelle sono a pagamento! Bastano un po’ di soldi e subito si entra in classifica. E più spendi più Sali. Su, sempre più su, fino al primo posto. Ma quante ce ne sono di queste classifiche? Tante, ovvio. E se no come si fa ad accontentare tutti? Invece Lavinia… Lavinia? Già: Lavinia. Ma perché Lavinia? E chi è? A scuola ci hanno insegnato che era la moglie di Enea, figlia di un re, Latino: «Come quando si colora la rossa porpora con avorio indiano, o come il rosseggiare di puri gigli, insieme a tante rose, questi colori la vergine mostrava nel volto». Fu anche fondata una città con il suo nome, Lavinium, e quando Enea morì lei continuò a regnare. Dalla sua stirpe, 500 anni dopo, nacquero Romolo e Remo. Ma la nostra Lavinia, invece, è Sara, e dalle sue mani è nato un panettone molto particolare, di nicchia: olio di oliva e lievito madre liquido invece di burro e lievito madre più tradizionale. E soprattutto uova fresche e farine rigidamente lucane, come anche tutti gli altri ingredienti. Sara Lavinia, di Acerenza, ha 25 anni molti dei quali già trascorsi a maturare fatica ed esperienza presso grandi aziende dolciarie sparse in Italia. Ha un sogno: creare qualcosa di “suo” e di “originale”. Trascorre notti e tempo libero dal lavoro non a divertirsi, ma a impastare, infornare, sfornare… riprovare… e ancora una volta iniziare daccapo, ricominciare, riempire fogli di calcoli, formule, dosi, cancellare, riscrivere, pazientemente, senza fretta, con la tenacia e la costanza di una giovane che ha le idee chiare e tanta caparbietà. Ma le sperimentazioni costano: non bastano buona volontà e capacità. E trova allora sostegno in Uprol, che dà fiducia a Sara e le mette a disposizione i mezzi per poter tentare di coronare il suo sogno. E lei ci riesce, e ripaga chi ha avuto fiducia in lei: Alla fine nasce “Lavinia” il suo panettone. Ricetta segreta. Destinato per ora a consumatori di nicchia, veri intenditori, e pure fortunati. E allora attendiamo di poterlo avere in tavola a Natale (se riusciremo a resistere tanto tempo a guardarlo senza addentarlo) e alla malora le classifiche e i panettoni al pistacchio di Bronte e al limoncello della Costiera: in Basilicata abbiamo l’oro verde, l’olio buono, tanto buono che da oggi, grazie a Sara Lavinia e al suo compagno Massimiliano Petrullo, dopo essere stato re della tavola su antipasti, primi, secondi e insalate raggiunge il suo massimo protagonismo anche con il dolce più tradizionale del Natale: il panettone.
Quest’anno solo 200 pezzi su prenotazione all’Enoteca Mastrodonato a Potenza

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