Eccezionalità e Democrazia

Non voglio dare messaggi rassicuranti, sono anche io convinto che la battaglia col Covid sia tutt’altro che conclusa, anzi mi pare che ultimamente ci si era abbandonati ad un ottimismo “lasco” che ha contribuito alla ripresa di un’impennata delle infezioni, ma questa proroga dello stato di emergenza, dopo due anni, non mi convince, le stesse misure si possono e si devono praticare nel rispetto del diritto vigente.

E’ ormai chiaro che questo modello di sviluppo produce e produrrà da ora in poi solo “crisi”, basti pensare al clima, le emergenze sono, fermo restando le cose, strutturali e vanno affrontate con cambiamenti strutturali e  “permanenti”, almeno che  “qualcuno”  pensi ad altro.

Lo “stato di eccezione”  è alla base della proclamazione dell’emergenza, il concetto appartiene alla cultura giuspolitica tedesca, dove è reso con il termine Ausnahmezustand. In Italia lo stato di eccezione ha già combinato, nella storia del novecento, molti guai perché sfugge alle regole, sfugge alla norma, sfugge al diritto, e comporta una decisione che prescinde dalle vigenti previsioni giuridiche. Una decisione che, pur svincolata sostanzialmente dal contesto giuridico, resta «un elemento formale specificamente giuridico», una sorta di ossimoro cheentra in conflitto con la stessa carta costituzionale, la sospende.  Lo stesso concetto di sovranità, in momenti di eccezionalità, deve essere rivisto. Se in tempo di pace si può asserire agevolmente che il popolo è sovrano, in tempi eccezionali il titolare della sovranità cambia.

«Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione» afferma Carl Schmitt,  filosofo e giurista tedesco che nel 1933 era presidente della Vereinigung der nationalsozialistischen Juristen (Unione dei giuristi nazionalsocialisti).Agamben (si, proprio lui, il tanto esecrato filosofo accusato di negazionismo nei confronti della pandemia) individua nello stato di eccezione la sospensione dell’ordine costituzionalead opera della stessa autorità statale che dovrebbe garantirne il rispetto. Contestualmente, riconosce che l’adozione di misure provvisorie e straordinarie sta diventando una consueta – seppur pericolosa e ingiustificata – tecnica di governo, che rischia di trasformare tutto in emergenza.

Agamben già a maggio 2020, prima di un paio di scivolate che ne hanno minato la credibilità, affermava  «Ciò che colpisce nelle reazioni ai dispositivi di eccezione che sono stati messi in atto nel nostro paese (e non soltanto in questo) è l’incapacità di osservarli al di là del contesto immediato in cui sembrano operare……..Rari sono coloro che provano invece, come pure una seria analisi politica imporrebbe di fare, a interpretarli come sintomi e segni di un esperimento più ampio, in cui è in gioco un nuovo paradigma di governo degli uomini e delle cose.» Ad essere rimproverata è l’incapacità di leggere gli eventi contemporanei con il distacco richiesto al pensiero critico.

Più volte nel dibattito subentra l’immagine di una paura che rifiuta qualsiasi indagine, qualsiasi critica, qualsiasi obiezione. Una paura divorante che tenta di salvaguardare ciecamente l’unico valore della nostra epoca: “la nuda vita biologica, spogliata di principi e ideali”.  Analizzando le misure di emergenza adottate in Italia, Agamben torna su quel concetto che aveva elaborato tanto tempo fa: «Innanzitutto si manifesta ancora una volta la tendenza crescente a usare lo stato di eccezione come paradigma normale di governo».

Siamo di fronte una previsione che si autoavvera , formulata in anni di studi, con un interesse che ha coinvolto molti filosofi della politica (come Tronti, per citare quello più lontano dal suo pensiero politico) “lo stato di eccezione” e la figura del “Sovrano”, profetizzato e presagito, si materializza, in tutta la sua pericolosità, nel tempo presente, quale ospite, per altro gradito ai più, in un contesto di crisi dei partiti e di perdita di credibilità delle istituzioni.

La irrazionalità di certi comportamenti, la stupidità dei movimenti NoVax ( che pure, a ben guardare, rappresentano un aspetto importante di questa crisi), la loro strumentalizzazione a fini “eversivi” oltre che la pericolosità sul piano epidemico (i non vaccinati contribuiscono in maniera rilevante alla diffusione del covid, diciamolo senza reticenze), hanno impedito spesso di ragionare in maniera approfondita su questi temi, ora forse è il caso di fermarsi a riflettere, è diventato il tema “forte” di battaglia politica di quella destra con tendenze autoritarie e antidemocratiche, che paradossalmente e apparentemente contrastandolo si sta accreditando come unico baluardo di libertà e democrazia in un momento di grande confusione generale e di unanimismo parlamentare.

Allora, a scanso di equivoci, perché mi rendo conto che sto camminando su un campo minato,: va mantenuta la guardia alta, bene il green pass, maggiori controlli ma senza sospensione delle regole democratiche , altrimenti significa anche ammettere che in “certi contesti” la democrazia non funziona e quindi…..

PS e per inciso. Ma perché il governo e la Confindustria si “incazzano” tanto per lo Sciopero Generale di CGIL e UIL se questo avviene nel rispetto delle regole? Non è che qualcuno si sta montando la testa? Forse qualche dubbio ce lo dovremmo far venire prima che sia troppo tardi.

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