WAR – Ancora Tuona il Cannone

La guerra nel cuore dell’Europa con l’invasione Russa dell’Ucraina porta, dopo più di cinquant’anni, la guerra nel cuore dell’occidente, con uno scenario inedito che sarebbe fuorviante analizzare con le categorie della guerra fredda e forse anche con quelle del novecento. La crisi ambientale e il suo prodotto sono ormai un dato che qualche esperto giudica irreversibile o quasi, in Europa ed in Italia sono in atto trasformazioni istituzionali , di cui il secondo mandato al Presidente della Repubblica è solo un aspetto, che evolvono verso un superamento della costituzione a favore di una diminuzione della democrazia associata ad una crisi devastante della politica e delle sue forme organizzative. Tre “titoli” che descrivono una situazione drammatica, con fenomeni apparentemente autonomi tra di loro.

Proviamo a dipanarne le trame a partire dalle origini: Il dominio economico ed ideologico del neoliberismo, degli insegnamenti della “Scuola di Chicago” e, prima,  di economisti come Ludwig von Mises e Friedrich Hayek, entrambi esuli provenienti dall’Austria,  che nel 1938 vedevano nella socialdemocrazia, esemplificata dal New Deal di Franklin Roosevelt e dal graduale sviluppo del welfare britannico, la manifestazione di un collettivismo di stampo simile al nazismo e al comunismo,  ha finito per devastare il mondo globalizzato sul piano economico e su quello culturale producendo sovranismi e egoismo sociale. Questa la “struttura” entro cui si muovono tutte le emergenze di questi giorni, tutte correlate, prodotto di una idea del mondo della natura, degli uomini piegata ed asservita alla centralità della “libertà dei mercati e dei profitti” moderna articolazione dell’homo homini lupis di hobbesiana memoria.

Il neoliberismo si afferma negli anni settanta, come risposta alle prime crisi economiche e alla “stagflazione” (un nome nuovo per indicare un fenomeno inedito del capitalismo: inflazione + stagnazione), dopo uno sviluppo  postbellico pressoché continuo , in Italia era di “Boom Economico”,  con lo slogan “there is no alternative” (non c’è alternativa). Come osservò Hayek durante una visita nel Cile di Pinochet – una delle prime nazioni in cui il programma venne ampiamente applicato – «la mia preferenza personale pende verso una dittatura liberale piuttosto che verso un governo democratico privo del liberalismo». La libertà che il neoliberalismo offre, che suona così seducente se espressa in termini generali, si rivela essere libertà per i ricchi, per gli speculatori, per gli sfruttatori capaci di produrre accumulazione, costi quel che costi, senza alcuna funzione della politica e senza alcuna opera regolatrice degli Stati e dei governi.

Un modello finalizzato al profitto che sfrutta in maniera dissennata le risorse naturali e il pianeta terra, producendo un antropocene senza limiti, che ha acuito i conflitti sociali, annullato le conquiste e le tutele del mondo del lavoro e ci ha infilati nell’attuale situazione; l’impatto più pericoloso del neoliberalismo non è la crisi economica, ma la crisi politica. Con la riduzione del peso dello Stato, sì è ridotta la nostra capacità di cambiare il corso delle nostre vite attraverso il voto, la teoria neoliberale afferma che le persone possono esercitare una scelta attraverso la spesa, assistiamo quindi alla riduzione dei diritti delle classi sociali più povere e della classe media.  La privatizzazione o mercatizzazione dei servizi pubblici, quali l’energia, l’acqua, i trasporti, la sanità, l’istruzione, le strade e le carceri, ha permesso alle grandi aziende di imporre delle tariffe sui beni essenziali e pretendere il pagamento per l’accesso, sia dai cittadini che dai governi. Coloro che possiedono e gestiscono i servizi privatizzati o semi-privatizzati  fanno immense fortune, in Russia e in India, oligarchi hanno acquisito beni precedentemente dello Stato grazie a delle svendite, in Messico per esempio, ad un “certo” Carlos Slim è stato concesso il controllo di quasi tutti i servizi di rete fissa e telefonia mobile, così che è divenuto ben presto l’uomo più ricco del mondo.

Nel mondo capitalistico si assiste a forti trasformazioni: Andrew Sayer in “Why We Can’t Afford the Rich sostiene che gli ultimi quattro decenni sono stati caratterizzati da un trasferimento di ricchezza non solo dai poveri ai ricchi, ma anche tra le fila dei ricchi: da quelli che fanno soldi con la produzione di nuovi beni o servizi a coloro che fanno soldi controllando i beni esistenti e traendone delle rendite, interessi o plusvalenze. Il reddito da lavoro è stato soppiantato dalla rendita senza lavoro.

Questo il quadro entro cui si colloca il conflitto attuale in Ucraina anche se esso parte da questioni antiche, da errori fatti dall’Europa e dagli Usa, dallo smembramento frettoloso dell’Urss, da una politica che invece di utilizzare quel processo per smantellare o trasformare la Nato (nata in funzione anti comunista quindi completamente inutile nell’attuale fase storica) per avviare un processo di democratizzazione che coinvolgesse l’est, ha preferito regolare vecchi conti cercando di approfittare e di fare affari a basso costo, ma tutto questo oggi non può essere usato come giustificazione, non ci sono giustificazioni alla guerra.      

Gli oligarchi russi, la vera base del potere di Putin, sono tutti dentro l’ideologia neoliberista,  hanno la loro capitale finanziaria non a Mosca ma a Londra, in cambio degli investimenti in occidente e di una tranquilla gestione delle risorse energetiche essenziali per l’Europa hanno ottenuto il “permesso”, per la Russia, di avere mano libera in oriente non reagendo a nessun atto contro l’umanità (perché di questo si tratta) perpetrato in questi anni in Georgia, in Armenia, in Kurdistan, in Cecenia, in Siria. Con in più un “fatto” completamente nuovo : lo strapotere economico e direi anche politico della Cina, dove un modello sociale e politico à cheval tra “Confucio e Stalin” ( profetico Giovanni Arrighi con il suo “Adam Smith a Pechino”) ha priginato una potenza ormai egemone in buona parte del modo, che detiene la maggior parte del debito pubblico statunitense e fa da sfondo anche alle “apparentemente” azzardate mosse di Putin (sicuramente concordate), Ucraina compresa, preparandosi a fare altrettanto con Taiwan

Al valore delle sanzioni economiche non crede nessuno, la Germania dipende dal gas russo per le industrie, ben oltre il 50°%, l’Italia tra il 35 e 40 %, la sospensione del gasdotto North Stream 2, che bypassa l’Ucraina e porta gas direttamente dalla Russia in Germania, finanziato in massima parte dai tedeschi,  è puramente simbolica perché non è ancora operativo anche se sostanzialmente concluso. Allora di che parliamo?          La verità è che le guerre si fanno per soldi e anche l’invasione dell’Ucraina è fatta per questo, Putin impossessandosi del territorio ucraino si impossessa di uno dei paesi più ricchi di risorse al mondo e non parlo solo di gas e petrolio, parlo di manganesio, ferro, titanio, carbone, grano ed altro ancora. Nel territorio ucraino è presente l’unico deposito europeo di sabbie minerali, da cui si estrae zircone per 35.000 tpa, il che fa dell’Ucraina il sesto produttore mondiale. L’Ucraina ha i più grandi giacimenti di uranio d’Europa.

Aspettiamoci anche da noi forti ripercussioni sociali :  la giusta protesta dei camionisti, soprattutto dei piccoli, i così detti “padroncini”, per gli insostenibili aumenti del gasolio, i blocchi al traffico all’ingresso delle città di questi giorni evocano il movimento dei Gilet Juanes francesi di due anni fa, gli aumenti delle tariffe domestiche sono forieri di nuove proteste, in mancanza della politica  è più probabile che ne approfittino, come è già avvenuto in un passato recente, le forze reazionarie e sovraniste.  Cosi come il governo approfitterà, lo ha già fatto, per rilanciare le estrazioni petrolifere nel nostro paese e per riprendere la produzione di energia nucleare. 

Sullo stesso argomento :
WAR – Ed è guerra (totemmagazine.it)

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