L’aveva detto ma, come succede sempre, tra pavidi, venduti, indifferenti, la maggioranza ha fatto finta di non capire: “L’Ucraina è parte dell’identità Russa, storicamente non esiste, è un’invenzione di Lenin”, solo chi voleva non capire poteva fraintendere il significato delle parole di Vladimir Putin che viceversa era chiarissimo sulla fredda determinazione a invadere e conquistare l’Ucraina riportandola nella sfera di influenza russa.
Era chiaro, così come che, ancora una volta, sul breve termine, i regimi autocratici hanno una capacità di azione strategica più rapida e più decisiva. Secondo alcune indiscrezioni il file con la dichiarazione emessa ieri dal leader Russo sarebbe stato registrato tre giorni fa, è assai probabile che questa notizia sia parte della guerra di disinformazione ma è verosimile che la decisione tre giorni fa fosse già presa.
La differenza tra esercitazioni militari e azioni di guerra è anche di natura tecnica, un esercito di oltre centomila uomini che si muove ha un costo notevole e il munizionamento da esercitazione è diverso da quello da guerra sia in termini qualitativi, sia in termini di quantità necessarie, gli americani avevano ben detto che la logistica connessa alle “esercitazioni” era più grande di quanto fosse necessario.
Ma tant’è, si è fatto finta di niente, tra pavidi, indifferenti e una considerevole aliquota di sostenitori che sempre più pericolosamente si avvicinano al limite oltre il quale si trasformeranno in fiancheggiatori dell’orso russo.
La frittata ormai è fatta, Putin ha compreso che il momento era quello giusto, ha fatto bene i suoi calcoli, ha pianificato aspettando la congiuntura favorevole: una Ucraina ancora in cerca di una transizione definitiva ad una democrazia all’occidentale, un’Europa in affanno per la pandemia alla spasmodica ricerca di una ripresa, la presenza di una forte leva energetica in mano alla Russia, una leadership americana non di grande forza e determinazione, per di più fortemente distratta verso l’area Pacifica, un Regno Unito impegnato a dominare e superare gli effetti della brexit.
Non avesse approfittato di questo momento, probabilmente il colpo non gli sarebbe riuscito più.
Adesso c’è assai poco da fare se non proporre adunate di piazza per invocare la pace, rombare potenti dichiarazioni di dissenso e attendere che la polvere delle esplosioni si posi. La risposta militare è esclusa e non tanto per paura della opzione nucleare che sarebbe devastante tanto per l’occidente quanto per la Russia (ma credo assai di più per la Russia), quanto perché non vi è un solo occidentale pronto a fare la guerra (non quella di parole della quale siamo maestri) per salvare l’Ucraina.
L’Ucraina è perduta e non c’è altro da dire; al di là delle chiacchiere c’è da pensare quale politica e quali azioni bisogna cominciare a programmare per impedire alla Russia di essere una minaccia per l’Europa e questo è tutto un altro ragionamento.
Abbiamo un problema sul fianco est che in questi anni è andato sempre più consolidandosi, la Russia (e i suoi satelliti) è ormai un nemico geopolitico acclarato e la Turchia è quantomeno un alleato infedele, rispetto ad entrambi è necessario iniziare a costruire una politica di contrapposizione e riduzione di potenza.
Questo non implica fare la guerra, benché con la Turchia questa è un’opzione per quanto non auspicabile, possibile, in termini di effettiva potenza militare, ma vuol dire costruire una politica estera ed economica in grado di ridimensionarne le pretese di status strategico di entrambi questi pericolosi paesi.
Occorrerà varare una politica economica da guerra fredda, con una riconversione delle relazioni economiche con Russia e Turchia, occorrerà rivedere strategicamente i punti di debolezza del sistema che si è costruito in Europa e (ahimè in maniera assai più vulnerabile) in Italia recidendo (o strozzando al massimo) ogni via di scambio commerciale con questi due paesi. Occorrerebbe farlo subito e in maniera decisa iniziando con la Turchia per dare un esempio.
Inutile sprecare risorse per stronzate come le sanzioni che sono solo un misero paravento dietro cui nascondersi, il mondo era e resta un posto pericoloso nel quale ci si muove con prudenza e determinazione.
MI aspetterei, come in parte sta già avvenendo da un po’ di tempo -con buona pace di coloro che sono convinti che il gran banchiere abbia cambiato le carte in tavola in Europa con la forza della sua autorevolezza- grande supporto economico a Grecia, Italia e Romania, definizione di un piano energetico europeo in grado di rendere nell’immediato, usando le riserve, e a medio termine, con un grande piano di investimenti nel settore energetico, l’Europa quanto più possibile autonoma.
Questo naturalmente implicherebbe la ripresa di assets geostrategici importanti recuperando (con le buone o con le cattive) Libia, Sudan, Somalia, e tutta la fascia sub-sahariana dalla presenza russa e turca, ridisegnando le linee di protezione strategica lungo il Mediterraneo del che, la mossa Russa di invocare come giustificazione all’aggressione dell’Ucraina esigenze di sicurezza, offrirebbe un ottimo aggancio dialettico –sul piano diplomatico– per ridurre o contrastare la presenza di forze navali ostili in quello che, pacificata Libia e Medio-oriente, tornerebbe ad essere un mare interno.
Come dite? State ridendo vero? Lo ammetto vi sto provocando a bella posta.
La verità è che ragionare come ragionerebbe che so, un Churchill, fa ridere nel 2022, ma fa ridere solo in occidente. Altrove, specie ad est, la logica che muove le strategie estere è ancora novecentesca, la convinzione neoliberista che ogni barriera sarebbe caduta davanti alla forza del mercato era errata e buona parte della strategia del contenimento per omologazione che ha permeato gran parte delle strategie occidentali, si è rivelata fallace e con questa cosa presto o tardi saremo chiamati a fare i conti. I più svegli tra noi europei – gli inglesi-hanno già cominciato e la brexit altro non è che un segnale di questa consapevolezza.
Noi siamo ancora fermi al 1960 e allo shock post-Vietnam: la guerra è roba da Yankee! Mettiamo dei fiori nei nostri cannoni! Via tutti con le bandiere arcobaleno in piazza! Diamo un’occasione alla pace! E vi assicuro che non sto prendendo in giro nessuno, non c’è ironia o sarcasmo nelle mie parole solo la constatazione di un dato di fatto.
Poi ci sono quelli che: Anche la Russia ha le sue ragioni, l’Ucraina non doveva chiedere di aderire alla NATO, al governo in Ucraina ci sono i nazisti?
In ordine sparso:
- Se la Russia ha le sue ragioni allora liberi tutti, l’Austria potrebbe invadere l’Alto Adige (anche gli alto atesini hanno le loro ragioni!), la Grecia la Macedonia e via via possiamo proseguire fino alle sacrosante ragioni che avrebbe l’Italia di invadere tutta l’Europa rimpiangendo l’Impero romano.
- Se uno stato è sovrano è libero di decidere di allearsi con chi gli pare, se decidiamo che esistano stati di serie A e di serie B stiamo rendendo di nuovo lecito il colonialismo, alias aridatece ‘a Libbia!
- In Ucraina ci sono i nazisti, quindi se in Italia (ipotesi malauguratissima, che io credo assai improbabile) dovesse andare al governo Fratelli d’Italia la Gran Bretagna sarebbe legittimata a farci la guerra per “liberarci”?
Potrei proseguire a lungo ma perché sprecare facili argomentazioni quando con una frase idiomatica risolvo prima e meglio?
Andate a fanculo. -fatto-
Che succederà davvero?
Non lo so, se gli europei avessero la metà del nerbo che avevano Inglesi e Francesi all’inizio del Novecento magari, non dico che saremmo in guerra (c’è di mezzo l’arma nucleare ad impedire altre sciocchezze mondiali), ma una seria ridefinizione degli indirizzi strategici sarebbe già partita dopo l’invasione della Crimea.
Staremo a vedere, credo che più che mai in Italia avremmo bisogno di una politica matura e sufficientemente colta da cogliere almeno nelle linee generali i fondamenti della logica della geopolitica e di avere degli obiettivi (magari anche sbagliati ma averceli!), al momento la Santanchè si preoccupa dell’aeroporto a Cortina (poveva cava deve esseve assai stvessante pevdeve tempo in auto per andave a sciave), Pippetta dopo aver cullato nel suo partito frotte di simpatizzanti di Putin (e anche qualche losco affarista – vedi inchiesta Lobby Nera – Fan Page) adesso romba comunicati di condanna, i Democratici sono ovviamente in piazza a mettere i fiori nei loro cannoni, mentre i leghisti, dopo aver deposto due logori fiori gialli davanti all’ambasciata Ucraina lisciano il pelo ai Signur della fabricheta preoccupati solo degli effetti di eventuali sanzioni sui loro affarucci.
Diciamoci la verità, le questioni sono molto, troppo complesse per la maggior parte di noi, le conseguenze future, gli scenari, tutto è assai difficile da prevedere in un mondo che ormai è troppo interconnesso, troppo legato in maniera visibile e sotterranea.
A noi “comuni mortali”, per quanto appassionati di storia, di informazione, di politica, di strategia possiamo essere, sfuggono tutte le informazioni “instant”, le analisi basate su informazioni riservate e quindi, in sostanza, siamo tutti destinati a trasformarci in tifosi.
Personalmente penso ci vorrebbe un Churchill, in Europa quello che hanno fatto i Russi non è possibile permetterlo, la guerra è uno strumento spregevole della diplomazia, estremo e ributtante davanti al quale vi sono solo due possibile scelte: arrendersi o combattere. Resto convinto che contro l’aggressione l’unica opzione sia combattere.
Per i giustificazionisti, per i possibilisti, per quelli che cercano giustificazioni alle azioni di Putin aggiungo il link di questo video, vi consiglio di guardarlo, magari troverete la forza di vergognarvi.
Sullo stesso argomento:
WAR – Ancora Tuona il Cannone (totemmagazine.it)
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