Quo vadis, Covid

Due anni fa, nel paese in cui vivo – giusto per prendere in esame un esempio concreto – c’erano pochissimi casi di covid, vigevano severe restrizioni e l’atmosfera era spettrale, da fine del mondo. Oggi ce n’è qualche centinaia, e così pure la settimana scorsa e quella prima ancora, tuttavia si va verso l’apertura totale, o quasi. Si va verso la normalità. Solo un anno fa beccarsi il virus era quasi una disgrazia e implicava un lungo isolamemto. Oggi risultare “positivi” è appena un contrattempo: si chiamava “influenza” qualche anno fa: la sola differenza è che non c’erano i tamponi. La malattia è diventata più che altro  mera attesa – di fatto breve – di un responso di “negatività”. Insomma le parole “positivo” e “negativo” più che denotare una condizione di salute contano come in quanto autoreferenziali.

Dunque o  i vaccini hanno fatto effetto – questo è il mio parere – o le varianti del virus hanno perso forza e tono, sotto una parvenza di rinnovata aggressività: come un mingherlino mezzo morto che sferri inutilmente scariche di pugni su un gigante distratto. In ogni caso l’attuale situazione ha del paradossale. Anzi del ridicolo: conteggi, nient’altro che conteggi di parole (“positivo” e “negativo”) che si accendono e si spengono di qua e di là in modalità “random”.

Potrei già essermi infettato, dopo tre dosi di vaccino, e non essermene neanche accorto. Chissà!

In realtà ognuno di noi, adesso, esiste in una sovrapposizione di stati (positivo-negativo) e solo una misura del farmacista, richiesta con distacco e per formalità, può far collassare la funzione d’onda Covid.

Eh sì! La paura è per la guerra, adesso. Possibilmente una paura sola, la più grossa disponibile al momento. Purchè il suo nome abbia un opposto: in questo caso, “pace”. La parola – in realtà è una locuzione –, che ancora non denota la paura necessaria, quella che già ha iniziato a urlarci addosso l’atmosfera del pianeta: “cambiamento climatico”. Quella potrebbe essere l’ultima e, forse, già ora non ha più un opposto da invocare.

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