Quella nota frase di Pier Paolo Pasolini <<Il capocannoniere è sempre il miglior poeta dell’anno>> è diventata ora il titolo di un breve e godibile saggio sull’incontro tra il calcio e la letteratura scritto per Baldini + Castoldi (euro 16,00,pag.118) da Alessandro Gnocchi, caporedattore della pagine culturali del “Giornale”. Perché il calcio ha suscitato, sin da tempi lontanissimi, l’interesse e la passione di uomini della cultura? L’interrogativo è pertinente, ma la risposta non può essere una sola, si presta a più letture e registri in quanto il pallone è molte cose insieme e diverse. Di sicuro attraverso il racconto di un cantore si può coglier (e meglio) il significato profondo dell’ impresa di una squadra, della giocata estrosa di un fantasista o della parata mozzafiato di un portiere. Seguendo le pagine di Gnocchi possiamo ricordare il Pasolini che definì il gioco più bello del mondo un sistema di segni, una lingua non verbale in cui si può riconoscere <<l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo>>. Tifosissimo del Bologna, lui stesso giocatore amatoriale e capitano della nazionale attori, il poeta e regista friulano vedeva, inoltre, distante il “calcio-prosa” coordinato da un’ organizzazione di gioco collettivo e da una serie di passaggi da quel “calcio-poesia” sorretto sulla fantasia, sull’estro, sulla capacità del singolo di dribblare, di inventare il gioco ed andare in gol. Il premio Nobel per letteratura Albert Camus da giovane in Algeria giocò in porta ed amò così tanto il calcio da arrivare a sostenere che tutto quello che aveva imparato nella vita lo doveva a quanto aveva visto e vissuto dentro al rettangolo di gioco. Jean Paul Sartre scrisse ne “La critica della ragione dialettica” che il calcio è metafora della vita. In opposizione alla tesi del pensatore e drammaturgo francese troviamo quella di Sergio Givone, secondo il quale è il calcio che spiega la vita. Nel romanzo “Favole delle cose ultime”, dedicato al mediano della Pro Vercelli (degli scudetti) Leone Perotti, il filosofo piemontese cerca di far comprendere che è la vita a rappresentare la metafora del calcio, è attraverso il calcio che si può conoscere la realtà. Tra i grandi giornalisti-prosatori Gnocchi non poteva non menzionare l’anarchico di Grosseto Andrea Bianciardi a cui il fuorigioco stava antipatico, il Gianni Brera inventore di una lingua o il maestro Giovanni Arpino che scrisse “Azzurro tenebre”, un romanzo che descrive una Italia brutta alla stregua della nazionale di Ferruccio Valcareggi che venne ignobilmente eliminata ai mondiali di Germania del 1974. Altri narratori con la febbre per il nobile gioco sono stati i sudamericani Osvaldo Soriano, Eduardo Galeano, insuperabili nel raccontare il calcio in forma di epica moderna; Manlio Cancogni che ventuno anni fa uscì in libreria con il romanzo “Il mister” ispirato al lavoro di Zdnék Zeman; Peter Hanke autore del fortunatissimo”Prima del calcio di rigore” in cui un ex-portiere si ritrova in fuga dopo aver commesso un crimine. Due capitoli del volume di Gnocchi sono dedicati alle opere cinematografiche e ai brani musicali che trattano di personaggi e “storie di cuoio”, ma senza dubbio interessanti sono le pagine sui poeti che hanno cantato il pallone come l’avanguardista Edoardo Sanguineti che nei versi di “1898” fa coincidere la repressione dei cannoni del generale Fiorenzo Bava Beccaris con la prima partita del campionato italiano tra Genoa ed Internazionale (2-1). Invece in delle poesie di Giovanni Giudice, supporter del Genoa, troviamo ricordi e commenti su situazioni e personaggi come Gipo Viani, Bearzot, Altafini. Il triestino Umberto Sava, ritrae momenti esemplari delle partite della Triestina degli anni trenta e rimane ancora oggi l’ autore delle poesie sul calcio più conosciute, mentre il salernitano Alfonso Gatto – che ebbe un trasporto per la formazione granata della sua città, oltre che per il Milan e “l’abatino” Gianni Rivera – nei versi “La partita” ci fa conoscere una sfortunata prestazione tra i pali di un certo Boccaccio il quale lascerà il pallone per indossare la divisa di portiere di un condominio. Penna brillante e culturalmente competente, Alessandro Gnocchi regala pagine speciali che avvicinano il calcio alla grande poesia per la sua libertà, accostano un fantasista del centrocampo ad un vero poeta per le sue straordinarie qualità nel saper aggirare le regole stabilite.
IL CRONISTA ALESSANDRO GNOCCHI PRESENTA IL LEGAME TRA CALCIO E LETTARATURA NEL VOLUME “IL CAPOCANNONIERE E’ SEMPRE IL MIGLIOR POETA DELL’ANNO”
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