“IL TESTAMENTO NASCOSTO” DI ANTONELLO SICA

SAGGIO SULLA BALLATA  CHE IL GRANDE  SACERDOTE ED INTELLETTUALE LUCANO DON GIUSEPPE DE LUCA DEDICO’ AL MADONNA NERA DI CZESTOCHOWA. RUBBETTINO EDITORE PAG 126, EURO 14,00

Sul finire del febbraio del 1962 l’arcivescovo di Varsavia Stefan Wyszynski fu a Roma per partecipare ai lavori preparatori del Concilio Vaticano II.  Per omaggiare la presenza in Vaticano dell’alto prelato polacco, Papa Giovanni XXIII suggerì al suo segretario, Monsignor Loris Capovilla, di far scrivere a Don Giuseppe De Luca nella  rubrica  Bailamme, ovverosia pensieri del sabato sera,  che curava sulla prestigiosa terza pagina dell’ Osservatore Romano, un articolo sulla veneratissima Madonna Nera di Czestochowa. Nel volume “Il testamento nascosto” ( Rubbettino Editore pag.  126, euro 14,00) Antonello Sica rilegge e analizza quell’articolo straordinario, titolato  La ballata alla Madonna  di Czestochowa ,  come una sorta di annotazione di ultimi ricordi, pensieri, sentimenti prima del trapasso. Infatti, Don Giuseppe – “il prete romano della Lucania antica” (era nato a Sasso di Castalda nel 1898), il fondatore della notissime Edizioni di Storia e Letteratura –  era molto malato ed avvertiva con lucidità che si stava avvicinando per lui il “canto” del lungo giorno (morirà poi il 19 marzo 1962). E, dunque, come fa notare Antonello Sica, nel suo volumetto l’omaggio alla Vergine nera di Polonia va ben oltre le intenzioni  di porgere un cordiale saluto in fede all’arcivescovo Wyszynski. Quel breve saggio su cui il sacerdote lucano ci lavorò  due giorni (e due notti) è sicuramente un’altissima pagina di teologia mariana, e tuttavia non è improprio riconoscere come Don Giuseppe vi  abbia voluto inscrivere  un proprio  testamento spirituale. In apertura dell’articolo Don Luca, oltre a descrivere il paesaggio che dal Vallo di Diano   porta alla natia Sasso di Castalda (<<dove dorme colei che dando in cambio la vita sua  per la mia mi fece uomo, e accanto ad essa , dorme il prete che mi fece prete>>), ricorda il confraterno Don Remo (Ricciotti) che  l’avviò alla devozione della Madre di Czestochowa, quindi accenna ad una novella di Curzio Malaparte in cui si parla dell’apparizione di una Madonna Nera, e alla Ballata  dedicata proprio alla Vergine polacca dallo scrittore anglo-francese Hilaire Belloc. Ed in ultimo, rivolto a Wyszynski, scrive Don Luca: <<Questo  buon vino, Eminenza, non manchi mai sulla mensa sua e del suo popolo: tanto le chiediamo, anche noi, alla Madonna sua e del suo popolo. Il dolcissimo amore di Cristo>>. La Ballata trovò tantissimi  riconoscimenti, compresi  quelli di Papa Roncalli e dello stesso  Wyszynski, il quale fece  pervenire all’autore  una nota scritta di ringraziamento.  Don De Luca ancora una volta con la sua penna si confermava prete umile, “cercatore di anime e intelligenze”,  nonché intellettuale del dialogo e dalle visioni espanse. Nel libro di Antonello Sica (che è conosciuto per aver ideato la rete delle escursioni dedicata al beato Pier Giorgio Frassati) si possono leggere altri articoli  di Don De Luca ( belli quelli in cui  prende le difese di Monsignor  Capovilla il quale   con diffamazione  dal settimanale Il Borghese  era stato marchiato nel “vero capo spirituale dei comunistelli di sagrestia”) che fanno il paio con la descrizione della visita che Papa Roncalli fece in ospedale a Don De Luca pochi giorni prima che spirasse. Raccolti in preghiera i due pronunceranno insieme le parole de L’imitazione di Cristo del III Libro: <<Figlio, quando  aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione…>>. Il 20 marzo del 1963 Papa Giovanni XXIII  nel suo taccuino personale annoterà: <<Il caro Don Giuseppe De Luca questa notte è morto lasciando tutti in edificazione…Aveva anima e lingua esuberante, ma intelligens e rectus…>>.

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