Eravamo in quattro, qualche sera fa. Seduti su una roccia, le gambe appese su un declivio dall’incipit ripido e dinanzi agli occhi il rosso del tramonto. Abbiamo mangiato taralli e salame piccante sorseggiando una birra in lattina. Non ci eravamo prefissati niente: volevamo solo fare un giro in moto a corto raggio e la scelta è caduto su Monteserico, il luogo “magico” per antonomasia sulla valle del Bradano. Il retro del castello dà a Sud-Ovest e lo spettacolo del sole che scedendeva lento è stato un dono che non avevamo chiesto. Le cose non programmate sono sempre le più belle, forse perché solo quando la coscienza ricettiva si abbandona al mondo, lasciando spazio al caso, il lavoro cieco del tempo si fa creativo. Siamo rientrati dietro le luci dei fari con i rombi dei motori che graffiavano il silenzio senza ferirlo, con passione, come fossero unghie di un’amante. Tra pochi giorni (il 14 giugno) sarà luna piena al perigeo: la prima superluna di quest’anno. Inoltre nel cielo della notte si aggira una rara processione di pianeti, ed è solo in queste “processioni” che mi riesce di avverire un profumo di sacralità. Ho deciso di non programmare niente per le sere ormai prossime al solstizio, ma di confidare nell’“evoluzione creatrice” del mio tempo e di quello delle poche persone con le quali mi piace condividerlo per conoscere meglio me stesso.

Il tramonto, il castello e…
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