La Pasquetta ovvero Quando entrammo nell’età adulta.

C’era un momento, a cavallo della maggiore età, in cui si smetteva di andare in campagna del tuo amico a Pasquetta. Pensate che finalmente ci si metteva in auto verso le mete più esotiche che il cervello umano potesse concepire tipo Scalea e Metaponto. Una volta pensammo addirittura di arrivare a Scario. Incoscienti.
Si iniziava con molti giorni di anticipo a capire chi potrà prendere l’auto di papà, c’era chi al massimo poteva prendere la 126 a benzina agricola del nonno ma per la nostra causa, almeno 100 km, non potevamo rischiare. Si faceva il conteggio, qualche amica la dovevamo portare anche per non fare la figura degli orsi come al solito. E poi prima o poi dovevamo arrangiare con le nostre amiche pure un po’ noi e non sempre quelli dell’università col califfone.
Ma spesso, quasi sempre, per la penuria di automezzi e di patenti escludevamo le ragazze e, purtroppo, restavamo sempre i soliti 5 sfigati, tutti orsi, tutti con i sogni di rock & roll nella testa e 20 mila lire di benzina in macchina.
Al massimo arrivavamo a Brienza, ci facevamo un panino all’unico minimarket aperto in tutto il sud Italia, bevevamo 3 Peroni e pensavamo di essere fatti grandi ormai, che ci saremmo dovuti laureare, sposare, fare figli, persino trovarci un lavoro. E poi, tornando a casa, ascoltavamo la cassetta con tutti i successi dei Pink Floyd, The Very Best of (il più meglio dei) Pink Floyd (mixed by Erry) e pensavamo che questa vita da adulti era davvero una figata ma, in fondo in fondo, senza dircelo tutti e cinque sapevamo che in campagna di Francesco, al Petrucco, in quelle ore si stavano divertendo molto più di noi.
Noi di entrare nell’età adulta, tutto sommato, non avevamo poi tutta sta fretta.

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