1970 World Cup Final, Mexico City, Mexico, 21st June, 1970, Brazil 4 v Italy 1, Brazil's Tostao and Pele celebrate a Brazilian goal in the World Cup Final (Photo by Rolls Press/Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

TOSTAO…IL FUORICLASSE DEL CRUZIERO  LA SQUADRA  DEL PRESIDENTE FELICIO GRANDI, UN RICCHISSIMO IMPRESARIO AGRICOLO DI ORIGINI LUCANE (RIVELLO…. “SE PELE’ NON FOSSE NATO TOSTAO SAREBBE STATO PELE’”

Luis  César Menotti – ex-giocatore e  tecnico di quell’Argentina che vinse nel 1978 il discusso mondiale nella Buenos Aires del generale-carnefice Videla – una volta disse:<<Se Pelé non fosse nato, Tostao sarebbe stato Pelé>>. Non aveva torto  “El flaco” di Rosario  perché Eduardo Gonçalves de Andrade che, per il suo fisico minuto,  tutti chiamarono sin da quando era piccolo Tostao (“Monetina”)  aveva un vastissimo repertorio  di numeri e una tecnica sopraffina, tutta suonata sulle corde di un solo piede: il sinistro.  Nell’indimenticabile  Cruziero degli anni sessanta del secolo scorso, Tostao ne divenne la stella più lucente. Grazie alle sue incredibili invenzioni  che il club di Bela Horizonte  riuscì a vincere la “Taça Brasil” (lo scudetto nazionale) insieme a cinque titoli consecutivi del campionato Mineiro, mandando in brodo di giuggiole il suo proprietario  Felicio Brandi, uno sfondato impresario agricolo con sangue lucano. Il presidente Brandi voleva un mondo di  bene a “Monetina”, lo proteggeva come  un figlio e il giocatore ricambiava l’affetto da ragazzo a modo. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera in quegli anni, Tostao ammette: <<Sono legato all’Italia perché il presidente della mia squadra è originario di un paese della Basilicata, San Costantino di Rivello>>. Oggi Tostao ha settantacinque anni e il suo volto continua ad essere noto nel Brasile in quanto commentatore per la tv delle partite. La sua storia di calciatore inizia dalla città di nascita, Bela Horizonte, capitale dello stato di Minas Gerais, a sedici anni è già titolare nella prima squadra del club del presidente Brandi. Nel 1966  viene inserito  tra i ventidue giocatori  della nazionale brasiliana   che va  a difendere il titolo mondiale in Inghilterra. Il commissario tecnico di origini salernitane,  Vicente Feola, lo presenta così: <<Ha 19 anni, ma gioca come se ne avesse 30. E in campo vede le cose un secondo prima di tutti gli altri>>. Il mundial   va male per il Brasile, ma Tostao vi lascia il segno con uno strepitoso gol nella partita contro l’Ungheria, finita 3-1 per i magiari. Al ritorno in patria la disfatta della seleçao viene subito dimenticata:  il Cruziero si gioca con il fortissimo Santos la finale per la Taça Brasil. Nei due incontri previsti  i bianchi-azzurri di Bela Horizonte battono in casa il club di “O’Rei Pelé”  con un tennistico 6-2 e in trasferta passano per  3-2 con Tostao che, prima  sbaglia un rigore, e poi rimedia  segnando su una punizione a giro che ammutolisce il pubblico locale. Il Paradiso è raggiunto, ma, si sa, la sfortuna non va mai in vacanza. E’ l’ottobre del 1969, durante una partita tra Cruziero e Corinthians, Tostao subisce un bruttissimo incidente, una rimessa di un difensore avversario si trasforma  in una micidiale pallonata al volto che gli stacca la retina dell’ occhio sinistro. Il giocatore teme che non possa tornare più a giocare, ma dopo sei mesi di convalescenza riprende gli allenamenti e ce la mette tutta  per arrivare al meglio della forma al mondiale del Messico. Nel frattempo, però, il presidente-dittatore del Brasile, Emilio Garrastazu Medici, ha fatto allontanare dalla seleçao il tecnico Joao Saldhana per le sue idee politiche di sinistra, e Tostao teme che  il nuovo selezionatore,  Mario Zagallo, non lo tenga in considerazione. Invece il tecnico non scompagina i piani su cui aveva lavorato Saldhana e al mundial piazza in prima linea  i cinque miglior  numeri dieci del Brasile: Pelè, Gerson, Rivelino,Tostao, Jairzinho. Sappiamo tutti come è andato finire il torneo: la scoppola in finale dell’Italia( 4-1) con la seleçao più spettacolare di ogni tempo. Tostao gioca in quel torneo divinamente, tutte  le incursioni in avanti del Brasile partono  dal suo sinistro e da Gerson, sulla trequarti assume le funzioni del maestro-concertista seppur indossi la maglia del centravanti puro da area di rigore, e proprio per questo ancora ora oggi viene ricordato anche nel “primo falso numero nove della storia del calcio moderno” . Ha solo ventitre anni Tostao e la carriera della stella Pelè è quasi sul viale  tramonto, ci sono, dunque tutte le condizioni affinché “Monetina” possa  diventare il nuovo imperatore  del calcio mondiale,  e non per caso che  nel 1971 gli viene  assegnato il “Pallone d’oro” come  miglior giocatore dell’anno del continente Sudamericano. Ma quando  sembra  che tutto proceda per il meglio e il passaggio al Vasco De Gama, per l’astronomica cifra di 20 milioni di dollari,  consacra definitivamente il fuoriclasse, ecco che si ripresentano i problemi all’occhio. Deve operarsi  altre  quattro volte e un giorno i medici gli presentano la sentenza:  il pallone bisogna accantonarlo se non vuol diventare cieco. A soli 27 anni Eduardo Gançalves de Andrade,  non ha altra scelta che dare l’addio per sempre ai rettangoli di gioco. Ancora una volta la parola fine deve essere posta anzitempo su una leggenda del calcio. Uscito dal giro del pallone,Tostao pensa al futuro: prende la laurea in medicina e si specializza in oftalmologia.  Negli annali continua a far sfoggio la caterva  di  gol segnati (32 in nazionale e quasi 250 col Cruziero), quando gli viene menzionato questo dettaglio di non poco conto, “Monetina” ci tiene a  puntualizzare:<< Non si dimentichi, io non ero mica un attaccante puro>>.

Condividi